venerdì 9 aprile 2010

Nelle puntate precedenti

Ho passato tutto marzo ripetendomi che dovevo scrivere. Dovevo fermarmi, cazzo. A definire, mettere in fila un pensiero sensato. Una conclusione. Una risposta. Un meraviglioso regalo!
Niente da raccontare. Nessuna voglia di raccontare.

Marzo strano. Grigiastro. Penso proprio che lo butterò via. Fingerò che non ci sia mai stato. Marzo di Fulvia che tenta di riassemblarmi. Ha salvato la mia dentatura e tenta di salvare anche tutto il resto. Che in me non va. Domani dovrei andare da una sua amica luminare omeopata. Quando Fulvia ha insistito affinché ci andassi mi sono lasciata convincere da quella fottuta vocina buona che mi diceva fai qualcosa per te fai qualcosa per te. Ma non voglio più andarci. Cosa dovrei dirle? Preferisco farmi tirare tutti i denti ascoltando Immigrant Song dal mitico dentista. L’omeopata esige uno sforzo ben più grande. Oltre a tenerla spalancata, quella bocca, dovrei (e)mettere parola dopo parola in fila pensieri che nella mia testa in fila non lo sono per niente. Non ci andrò.

Non andare a lavoro è diventato un rito settimanale. Si accettano scusanti plausibili e non plausibili, è uguale, perché le ho usate tutte. Anche mia madre l’ha capito. “Ti sto chiamando in ufficio. Perché non rispondi?”. Problemi. Telefonate pesanti, soldi, cazzi vari, zie. Marzo che mi fa stare tirata come una molla. A cazzi miei. Quando so essere una mazzate sulle palle. Non va bene per gli altri, ovvio. E non va bene per me, perché convivo con claustrofobiche sensazioni. Rutto rabbia e voglia di fare a pezzi il cielo, di strappare lampioni come fossero margherite, scorticare le strade… quando ti sembra che il mondo si stia prendendo gioco di te. E vorrei zittirlo con tutte le mie forze…

E poi è arrivata sta maledetta primavera. Che fretta c’era?

I miei vuoti di memoria fanno rosicare la Total per quanto sono profondi. Scene che si dissolvono totalmente. Che al buio stringendo gli occhi cerco di ripescare ma…

Faccio strani sogni. Agglomerati di facce conosciute e pensieri tristi che mi porto dentro. Persone alla quale dovrei parlare. Persone alla quale vorrei parlare. Vecchie immagini, film di vera e propria fantascienza. Sarà che ho tolto il piumone. O sarà che devo vomitare. In ogni caso non ho molta voglia di rispondere a domande. È sempre questo il cazzo. Neppure più alla mia coscienza rispondo… coscienza pazienza che non mi appartengono.

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