giovedì 17 giugno 2010

L W T A A

Mi si è spalancato il cuore.
Non riesco a trattenere il vento.
Eppure i miei capelli brillano
E fremiti mi percuotono.

IO VOGLIO UNA VITA SENZA CUORE.

Il cuore è come il sole. Senza di essi non c’è vita?

martedì 8 giugno 2010

Uno dice Eh me lo sentivo Cazzo lo sapevo! Il mio sesto senso non sbaglia mai...

Ma a che serve?

martedì 1 giugno 2010

Conosci te stesso diceva il tizio.

E' sufficiente una vita?

Che strano. Mi è passato per la mente un ricordo di Marco a via dei Ramni. Un pomeriggio di primavera che ce ne stavamo sul mio letto a chiacchierare e mi parlò dell'importanza che attribuiva alla conoscenza di se stesso. Rimasi sorpresa meravigliata dall'accurata vivisezione che ogni giorno Marco faceva su se stesso. Ricordo che gli chiesi ingenuamente Come si fa?Io non riesco nemmeno a capire se preferisco il dolce al salato!

Non ho ancora deciso se scegliere dolce o salato ma più mi conosco e più ho solo una gran voglia di Peroni.

giovedì 6 maggio 2010

5 maggio

L’Unità d’Italia?
C’è mai stata?
Qualcuno si è spinto oltre.
Qualcuno dice che lo sterminio degli ebrei, non c’è mai stato.
L’Unità d’Italia, non c’è mai stata.
Siamo un popolo individualista, noi. Lo siamo sempre Stati. E mo c’è Bossi che vuole il federalismo. E Berlusconi che comanda tutto lui. Il mio computer è così vecchio che non riconosce il nome Berlusconi. È sottolineato di rosso. Soddisfazioni!


È stata una giornata tranquilla. Piacevole. Sono anche riuscita a intrattenere due conversazioni più lunghe della media con mia madre. Soddisfazioni! Sono relativamente tranquilla? Non lo so…
Il mio problema è che non affronto mai i problemi. E’ molto più semplice e piacevole salire in macchina premere l’acceleratore tornare a casa scolarsi una bottiglia di vino andare a puttane che… fermarsi, parlare, discutere, spiegare, tentare di farsi capire, agitarsi, piangere, disperare.
Poi magari ci pensi e ci stai pure di merda…ma butti il cuore giù con un sorso di Peroni.

Almeno ogni giorno penso a tante di quelle persone. Non sono una buona amica, per esempio. Sparisco. Rifiuto gli inviti. Me ne vado senza un se e senza un ma. Non ti telefono. Non ti mando cartoline. Però li penso tutti. Che bisogno c’è di parlare?
Eh!

Ho sempre quei chiodi gli stessi nella testa. Come tutti. Quei due o tre pensieri che ti porti dietro da una vita. Ti porti? Già non ce la fai più. In questo genere di cose, invece, non si può sfuggire. Nemmeno io. Puoi pure premerlo l’acceleratore. A meno che la testa non te la tagli e la lasci per ricordo al tuo cane, non puoi sfuggire a quei tarli maledetti dei pensieri!

E non contribuisco all’Unità d’Italia.

Morning!

Laila sotto la finestra che si fa inzuppare dai raggi di sole.
La lavatrice che ci da dentro centrifugando
Billo che ci da dentro ingoiando peli
Ed io che dovrei darci dentro.
E pure fuori, volendo.

Devo darmi una calmata.
Nella mia poca attività accumulo radio-attività.

E quando meno me l’aspetto
Reazioni strane.
Violente nel loro piccolo.
E non va bene.

Non va mai bene.

Passa-Tempo

Dirsi
Obbedienti
Viceversa
Essere
R
E

E

Restare
Essere
Sobri
Puliti
Onorevoli
N
S
A
B
I
L
I
T
A

Roma, 23 aprile 2010

Caro Giovanni,
ho appiccicato alla parete laterale alla mia scrivania due tue lettere. Vecchie. Le ho ripescate ieri e le ho rilette. Le ho rilette e le ho capite. Non che prima non le avessi capite ma…mi sono parse più chiare. Dato che non so più come cazzo contattarti-trovarti ti scrivo qua.
Ti abbraccio.

lunedì 26 aprile 2010

25 aprile

Oggi mi sono svegliata presto. Nonostante abbia chiuso metà dell’infisso il sole con prepotenza mi ha svegliata. E non sono riuscita a dirgli di No. Non mi sono neppure lavata. Mi sono vestita e sono andata a bere un caffè. Poi ho comprato il giornale e mi sono seduta su una panchina all’ombra. Si è avvicinato un signore e mi ha chiesto se poteva sedersi vicino a me. Con piacere gli ho fatto posto, seppur la mia fosse l’unica panchina occupata. Abbiamo cominciato a parlare, ci siamo presentati, abbiamo parlato del caldo, del più e del meno, delle sue origini siciliane e della Basilicata. Mi ha chiesto il numero di telefono e se qualche volta mi andava di andare a casa sua.
“Mai perdere fiducia negli esseri umani, il giorno che accadrà sarà un giorno sbagliato” diceva Servillo ne Le Conseguenze dell’amore. Ci ho sempre creduto. Ci credo e non voglio smettere di crederci ma…

L’estate oggi pare proprio arrivata. Sono seduta ad un tavolo all’aperto e mi hanno appena servito un campari-gin. Ho camminato circa due ore, a vuoto. Sento il caldo appiccicoso sulla pelle. Sono a mio agio, stranamente. Sono seduta in mezzo ad altra gente e non me ne curo. Ho dimenticato il mio blocchetto e scrivo sul dorso de La Nausea. Di fronte a me un ragazzo sulla trentina. Non è bello. Ha quel qualcosa, però, che stuzzica la mia fantasia. Imbocca lentamente un ragazzo down sulla sedia a rotelle che continua a sbrodolarsi. Lo pulisce con cura. Gli legge e commenta le notizie del giornale. C’è qualcosa di estremamente dolce e buono nelle sue mani.

Mentre me ne sto qui ad osservare la gente e le cose che fanno il loro corso, non posso non pensare a come sarebbe la mia vita se non fossi una gran testa di cazzo, se ci fosse papà, se mamma lavorasse, se non avessi bisogno di lavorare, se non dovessi sudare ogni mese per far quadrare i conti che non quadrano mai. Magari oggi con questa testa riuscirei ad andare a lezione. A starmene davanti qualche bar a fotografare il mondo. Chissà…
Credo di aver perso il treno del mio futuro. Del MIO futuro. Eh già… credo che non sarò mai felice. Ma non dispero. Servirebbe?
Ci sono spazi inevitabilmente da rispettare.

Distanze da mantenere, inevitabilmente.

Che porcaio, se no!

Perché?

Tuta/Muta

Fumo sulla mia sagoma
Indosso la mia tuta dell’invisibilità



E vado a comprare le sigarette.

giovedì 15 aprile 2010

venerdì 9 aprile 2010

DUBBUD

Vabbbbene così.
Fin quando campo
Voglio vivere così.

Ci divertiamo tanto a filosofeggiare
Frikkettoni del mio culo
E poi?
Master
Cravatte
Tutti così alla fine
Non bevo più
Mi sposo
Sono incinta
Abortisco in Puglia

Ma tanto dovete morire!

Vabbbbene così.
Fin quando campo
Voglio vivere così.

Nelle puntate precedenti

Ho passato tutto marzo ripetendomi che dovevo scrivere. Dovevo fermarmi, cazzo. A definire, mettere in fila un pensiero sensato. Una conclusione. Una risposta. Un meraviglioso regalo!
Niente da raccontare. Nessuna voglia di raccontare.

Marzo strano. Grigiastro. Penso proprio che lo butterò via. Fingerò che non ci sia mai stato. Marzo di Fulvia che tenta di riassemblarmi. Ha salvato la mia dentatura e tenta di salvare anche tutto il resto. Che in me non va. Domani dovrei andare da una sua amica luminare omeopata. Quando Fulvia ha insistito affinché ci andassi mi sono lasciata convincere da quella fottuta vocina buona che mi diceva fai qualcosa per te fai qualcosa per te. Ma non voglio più andarci. Cosa dovrei dirle? Preferisco farmi tirare tutti i denti ascoltando Immigrant Song dal mitico dentista. L’omeopata esige uno sforzo ben più grande. Oltre a tenerla spalancata, quella bocca, dovrei (e)mettere parola dopo parola in fila pensieri che nella mia testa in fila non lo sono per niente. Non ci andrò.

Non andare a lavoro è diventato un rito settimanale. Si accettano scusanti plausibili e non plausibili, è uguale, perché le ho usate tutte. Anche mia madre l’ha capito. “Ti sto chiamando in ufficio. Perché non rispondi?”. Problemi. Telefonate pesanti, soldi, cazzi vari, zie. Marzo che mi fa stare tirata come una molla. A cazzi miei. Quando so essere una mazzate sulle palle. Non va bene per gli altri, ovvio. E non va bene per me, perché convivo con claustrofobiche sensazioni. Rutto rabbia e voglia di fare a pezzi il cielo, di strappare lampioni come fossero margherite, scorticare le strade… quando ti sembra che il mondo si stia prendendo gioco di te. E vorrei zittirlo con tutte le mie forze…

E poi è arrivata sta maledetta primavera. Che fretta c’era?

I miei vuoti di memoria fanno rosicare la Total per quanto sono profondi. Scene che si dissolvono totalmente. Che al buio stringendo gli occhi cerco di ripescare ma…

Faccio strani sogni. Agglomerati di facce conosciute e pensieri tristi che mi porto dentro. Persone alla quale dovrei parlare. Persone alla quale vorrei parlare. Vecchie immagini, film di vera e propria fantascienza. Sarà che ho tolto il piumone. O sarà che devo vomitare. In ogni caso non ho molta voglia di rispondere a domande. È sempre questo il cazzo. Neppure più alla mia coscienza rispondo… coscienza pazienza che non mi appartengono.

martedì 30 marzo 2010

Bob Dylan - Forever Young

May God bless and keep you always,
May your wishes all come true,
May you always do for others
And let others do for you.
May you build a ladder to the stars
And climb on every rung,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young.
May you grow up to be righteous,
May you grow up to be true,
May you always know the truth
And see the lights surrounding you.
May you always be courageous,
Stand upright and be strong,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young.
May your hands always be busy,
May your feet always be swift,
May you have a strong foundation
When the winds of changes shift.
May your heart always be joyful,
May your song always be sung,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young

giovedì 25 marzo 2010

mi sto prendendo del tempo
per non pensare.

mercoledì 17 marzo 2010

martedì 16 marzo 2010

M'Arzo Pazzerello

Dopo un febbraio corto, pieno, gustoso, succoso eccetera eccetera, marzo. Un marzo pesante e lungo. Piovoso, noioso, dolo-ro-so. Pur sempre gioco-so. Carte che non danno soldi, dentisti, soldi, soldi, carte che non danno soldi. Ancora testate. Testate, scivolate... Ingoio pasticcone di antibiotico a orari più o meno relativi e...
Due nuovi bernoccoli urrà! Uno dietro. Non posso poggiare la testa al muro, per intenderci. E uno giusto in fronte. Per noi che nella vita non vogliamo passare inosservati. Mercoledì mi faccio devitalizzare questo maledetto dente. Alleluia!
Svegliatemi il primo aprile.

lunedì 8 marzo 2010

Testuggine

Punti sparsi e distanti su un enorme piano si uniscono
Punti che inizialmente con la classe di uno scacco cominciano a muoversi
Quadratino dopo quadratino avvicinandosi
Per poi appallottolarsi...

Orgia con la Dama!

Che strano!


I fili del telefono scottano
zzz

Alcune distanze si fanno percepibili
Altre sfumano
Prime televisive
Visioni nuove

Mi passo da una mano all’altra lo strano gomitolo.

Me lo butto giù.

Potrei buttare giù qualsiasi cosa, ultimamente.
Il pellame mi si è fatto liscio e resistente.
Tutto scorre amici

Benicio Del Toro si spegne le sigarette sulle braccia
E gli tagliano pure la scena!

Riesco ad anestetizzarmi
Pure senza la Ketamina

Desidero qualcosa che mi faccia esplodere il cuore.
E che mi stacchi il filo dell’anestetico
Che mi rende così.

Vorrei chiedere Scusa ma non ci riesco.
Dovrei chiedere scusa?
Per cosa esattamente, poi?
Vorrei che mi si accettasse così come sono
Sbagliata e con i miei silenzi
Per i tempi della quale ho bisogno
Per la mia poca sensibilità
Per il mio egoismo
Per tutto l’amore che posso dare
Lasciandomi fare
A modo mio.

To Drink Or Not To Drink

La magia
L’alcool
L’arietta fredda
Lo stomaco vuoto
La rabbia

A volte basta poco.

La doccia
Il contrasto dei colori
Lo sforzo di non scrostarmi

E niente.

A volte ci vuole davvero tanto

The Way Of The Gun

La sensazione è questa: una strada. Larga. Larga come quelle nei film americani. Come nel video dei Cardigans.
Tu sei sulla tua macchina. Fai molto rock’n roll e cazzo come corri!
Dettaglio non di poco conto: sei contro mano!

Sto di nuovo seguendo il mio percorso. Guardo avanti e trascuro il paesaggio. Io lo so di essere dalla parte sbagliata.

Manco l’ombra di una piazzola per svoltare. E per pisciare.

E poi, come cazzo si gira?
Non riesco a frenare!

Avrei frenato?

Curve Cerebrali

La Fantasia
Può diventare
È
Una forma
Di pazzia.

Mar(r)oni

Niente è vero.



Niente si mostra esattamente com’è.



I sottotitoli?



Sento odor di beffa.

C'er-ume

Certe cose non si possono spiegare.
Certe cose Io non riesco proprio a spiegarle.
Certe cose non mi va di spiegarle.

Certe cose non le so.
E non voglio saperle.

Certe cose non riesco a capirle.
E non voglio capirle.

È necessario, spesso, ignorarsi.

Lasciare che le cellule si muovano autonomamente.

Che ogni parte di te faccia il suo corso.

E se qualche pezzo te lo lasci per strada
Non temere

Un peso in meno!

venerdì 5 marzo 2010

Josè Saramago - Prefazione a Quaderni di Lanzarote

"Nessuno scrive un diario per dire chi è. In altre parole, un diario è un romanzo con un personaggio solo. In altre parole ancora, e conclusive, la questione centrale suscitata sempre da questo tipo di scritti è, credo io, quella della sincerità"

La gente non alza gli occhi. A via dei Ramni mi divertivo a sedermi sul davanzale del mio consueto terzo piano sul mondo e a passarci le ore sperando di cogliere lo sguardo di qualcuno, di vedere qualcuno alzar gli occhi. In alto. Proprio in alto.
Veramente pochi.
Poi ho smesso.
Un’altra bottiglia di limoncello e sarei caduta giù. Proprio in giù.
Ho smesso anche con le bottiglie di limoncello.
Meglio bere un bicchiere alla volta.

4 di Matto

Comincio davvero a pensare che dovrei scrivere un libro. Sulle mie bizzarre (termine tanto caro a Pensiero) avventure. Potreste trovarmi tra tutti quei libri di merda di comici e presentatori.

Mi sono svegliata di colpo alle 9 sentendo la porta sbattersi. Santa Melania da Latina!


[E' appena entrata Melania nella mia camera
- Come sto? mi chiede
- Sembri una striscia pedonale!]


Non mi sono lavata. Perchè privarmi dell'odore di parmiggiano? Capello sudicio e abbigliamento alla meglio. Messaggio a Fulvia: fra mezz'ora sto là. Fuori il diluvio universale e all'angolo della strada una grande pozzanghera fangosa e accogliente per il mio culo.
Signorina, sta bene?
E' tutta sporca dietro...
Ma non mi dire!!
Ritorno indietro.

hjyiòohsjfherutiugjhsdjkllkgjlkhjklhkjlghjklehflmnmvcnvmburtuelirutotiuijopiweourhfdjgfhhdghgfshgfhgfhfgjhfghgfshgfssjhfjpohjlsdgdftghujknbvsdcgdtfoirtfgsdcvhyuewtyazcdfghplkhnmdfgrtyhadfsghtewpojkfgh

Risalgo a casa. Mi tolgo il cappotto. Lo guardo. Andato. Lavanderia o monnezza. Già che ci sto mi lavo pure le mani zozze di fango. Mi cambio. Non ho vestiti puliti! Riscendo facendo attenzione a dove metto i piedi. Diluvio universale, fuori. Senza ombrello. Mo pure senza cappuccio. Una gentile ragazza guardandomi (dovevo fare veramente pena, comunque) mi offre mezzo ombrello sulla testa alla fermata del 492 (che non passa mai). Santa Ragazza da Napoli (me l'ha detto tra una goccia e l'altra)! Autobus pieno. Io giusto incollata alla porta che si apre e si chiude ogni dieci minuti dandomi delle mazzate eccezionali!Alle dieci e mezza ero a lavoro.

26 Febbraio ...puntini...puntini

Febbraio. Mese troppo corto. Sono riuscita a ingoiarlo tutto d’un boccone. Febbraio succoso.


Il tuo fegato è andato.
Dove?



Berlindo mi spiega come devo fare. Con FNM. Ha una zia scappata da Sora a 14 anni alla volta di New York per un concerto dei Pink Floyd. Zia giornalista che conosce tutta la gente che serve conoscere.

Ci rifletto. E penso che abbia ragione. Quando Berlindo si slaccia la cravatta, per la cronaca, mi fa ancora un certo effetto. Ma solo perché sono molto suscettibile. Sono veramente felice di averlo come amico. So che se sto davvero nella merda lui non si tirerebbe indietro. E la cosa più bella è che crede in me in una maniera che… bò. Non ho mai avuto nessuno che credesse davvero in me. Anche mia madre ha smesso. E Berlindo continua a dirmi di studiare, di scrivere, di scrivere e di credere in quello che voglio fare. E’ uno dei pochi che giornalmente legge la mia rassegna stampa. Come fai a non volergli bene?


Mi guardo intorno e mi rendo conto che la gente non è felice. Chi per un cazzo, chi per un altro.



Fulvia mi fa pensare in una maniera esagerata. Mi chiedo come cazzo faccio a farmi mettere ancora i piedi in testa. È in assoluto più infelice di me. Ha solo saputo costruirsi un proficuo matrimonio, tre figli e un lavoro che la fa sentire importante. Quanti mesi c’ho messo per descriverla chiaramente e brevemente? Troppi. La famosa storia dello scrivere e sancire, definire. A Fulvia voglio bene. E lei me ne vuole ma…



Io non riesco a tenere tra le mani gli oggetti. Sono imbranata nell’abbracciare la gente. Non so mai quale sia il momento giusto, cosa sia giusto dire e cosa no… mi stupisco e non so gestire rapporti troppo stretti e le dimostrazioni d’affetto. Finisco sempre per ferire le persone. Sono poco sensibile, forse. Preferisco che la gente non mi spalanchi tutto quel suo cuore in faccia. A volte pungo. Spesso mordo.
...


Alle quattro Francesca D.G. è arrivata sparata nel nostro ufficio con una bottiglia di Champagne. “Beviamo?”
Mi sono ritrovata a bere Champagne alle quattro di pomeriggio con Francesca, Sabrina, Stefania, Lorella, Arianna e Fulvia. Persone così diverse. Da cosa? Da chi? Perché?



E Giancarlo mi sveglia nel cuore della notte. Gli rifiuto la chiamata. Mi lascia (l’ormai consueto) messaggio in segreteria. Voce rauca, alcolica, stanca e cattiva e triste. Mi ricordo che sono figlia unica. E che lo sono sempre stata. Nessun fratello. Sorella di nessuno.

Donne di Charles Bukowski


Chi ha avuto accheffare con me, anche solo una volta, non può non conoscere questa frase:

[…]Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa. […]

Siamo a pagina 178 di “Donne” di Bukowski.


Pagina 183:
[…]”See. Se dovessi scegliere tra bere e scopare credo che sarei costretto a smettere di scopare”.
“Scopare può dare un sacco di noie”, disse Valerie.
“Quando mia moglie va a scopare con qualcun altro io mi metto il pigiama, tiro su le coperte e mi addormento”, disse Bobby.
“Lui è un vero signore”, disse Valerie
“Nessuno di noi sa cosa fare del sesso, come goderselo”, dissi. “Per la maggior parte della gente il sesso è una specie di giocattolo… si gira la chiavetta e via”.
“E l’amore?” chiese Valerie.
“L’amore va bene per quelli che riescono a sopportare il sovraccarico psichico. È come trasportare sulle spalle un bidone pieno di spazzatura oltre un fiume di piscio in piena”.
“Oh, non esagerare!”
“L’amore è una forma di pregiudizio. Io ne ho già troppi.”.
Valerie andò alla finestra.
“La gente si diverte a tuffarsi nella piscina, e lei è la fuori che guarda la luna”.
“Il suo vecchio è appena morto” disse Bobby. “Datele tempo”.
Presi la bottiglia e andai in camera mia. Mi spogliai, tenni le mutande e andai a letto. Era un gran casino. La gente si aggrappava ciecamente a tutto quello che trovava: comunismo, macrobiotica, zen, surf, ballo, ipnotismo, terapie di gruppo, orge, ciclismo, erbe aromatiche, cattolicesimo, sollevamento pesi, viaggi, solitudine, dieta vegetariana. India, pittura, scrittura, scultura, composizione, direzione d’orchestra, campeggio, yoga, copula, gioco d’azzardo, alcool, ozio, gelato di yogurt, Beethoven, Bach, Buddha, Cristo, Meditazione trascendentale, succo di carota, suicidio, vestiti fatti a mano, viaggi aerei, New York City, e poi tutte queste cose sfumavano e non restava niente. La gente doveva trovare qualcosa da fare mentre aspettava di morire.
Era bello avere una scelta.
Io l’avevo fatta da un pezzo la mia scelta. Alzai la bottiglia di vodka e la bevvi liscia. I russi sapevano il fatto loro. […]

Non ci resta che scopare

Avevo dimenticato quanto mi piacesse l’ultima scena di Eyes Wide Shut. Una di quelle scene che vorrei stamparmi e distribuire all’occorrenza.

Domenica semi soleggiata. Ho dormito non so quante ore, di sicuro troppe. Mi giro intorno e mi rendo conto che dovrei buttarmi sotto la doccia, che oggi dovrei aprire un po’ la finestra perché c’è puzza di fumo. Dovrei rifare il letto. Ma metto Sunday Morning e non ci penso più.

Poi se proprio mi volessi impegnare potrei ricordarmi di sentirmi in colpa. Ma non mi va. Potrei pensare alla cazzata che mi ha detto ieri mia madre sulla storia della maschera che pesa. Lo so, mamma. Ma NON MI VA. Proprio non mi va. Cara mamma, ti voglio bene porcoddio ma non riesco più a starti dietro. I figli non si scelgono. Poteva capitarti di peggio, e ià!

Ho smesso con la storia della precisione che mi creo attorno. Era ora. Ed era perdere solo tempo. L’ordine che dovrei fare è altrove. Mi ci trovo bene. Fulvia mi ha fatto notare che dovrei tagliarmi i capelli e che dovrei regalarmi un paio di scarpe nuove. Tanto per rimanere in tema.

L’altra sera Drugo per un paio di volte mi ha ripetuto che sono pazza. E l’ha ribadito un altro paio di volte a gran voce davanti a Riccardo e Paul. Ieri sera ci ripensavo. Così, senza un perché. Me lo sono ripetuto nella testa. Chiedendomi, forse, solo perché mi avesse definita così. Lui che mi conosce così bene avrebbe potuto chiudermi in un qualsiasi altro termine, anche più preciso e corretto.

Sempre l’altra sera, Paul mi faceva notare che sono fortunata a fare il lavoro che faccio. “Mangi, bevi, ti diverti…” mi ha detto. In realtà non so bene come sia cominciato questo discorso, ed io mi ero un attimo persa non so dove. Ho sentito solo quest’ultima frase, e non so come, ho inquadrato immediatamente il discorso e gli ho risposto. Ha ragione.


[Laila ha appena vomitato sotto il mio letto-urge soccorso]


Tra i cd che mi ha lasciato Paul ci stavano pure i Nirvana. Me li sono copiati e me li sento. Mancavano i Nirvana a questi miei anni maggiorenni. Ora quella rabbia non la sento più. E finisco per ascoltarli con affetto.

Penso che oggi dovrei prendere una boccata d’aria. Ma penso anche che mi sento come una fogliolina. Eh? Eh, bò…mi sento troppo leggera e particolarmente sensibile agli stimoli esterni. Non ho alcuna voglia di indossare vestiti stretti, pesanti cappotti e scarpe. Suppongo ci sia gente che pure con il cappotto e gli scarponi e una cravatta cappio al collo possa muoversi con tanta libertà…

Seratina

Una manciata di panni buttati sulla sedia. Un letto scomposto e accogliente. E niente di meglio da fare. O da riuscire a fare, non lo so.
L’altro giorno su Nova ci stava a capo di un articolo una citazione. Lì per lì l’ho letta. Ho chiuso un po’ gli occhi. Per pensarci un attimo. L’ho riletta e… mi sono detta naaaaaa! La citazione in questione era del CEO di Google (ora come ora non mi viene il nome) e diceva che se c’è qualcosa, una nostra azione o qualcosa del genere che non riusciamo a dire agli altri è perché forse quella cosa non dovevamo farla. La cosa innanzitutto che mi ha stupita è che l’avesse detta lui. Non mi immagino il Signor Google che si fa discorsi troppo cerebrali nella testa. Ma comunque… Questo per dire, però, che oggi ad esempio vorrei raccontare tante di quelle cose ma non posso farlo. Quando scrivo è come se sancissi definitivamente un accordo. Se scrivo faccio chiarezza. Definisco e do una precisa forma a delle persone, a dei posti e a tutto il resto. E non sempre mi va. E’ decisamente meglio non prendere tutto troppo sul serio. E poi, forse, anche perché certe cose come diceva il tizio non andrebbero fatte. Ma qui ci impelaghiamo in discorsi troppo grandi, di cosa sia giusto e cosa sbagliato e tutto quel delirio che ne viene appresso. E non mi pare il caso.

“Seratina” è un racconto di Niccolò Ammaniti e Luisa Brancaccio. Pagina 5 di “Gioventù Cannibale”. Siamo agli esordi. E questo è davvero uno strano racconto. Non ricordo esattamente tutti i dettagli. Sostanzialmente però la storia mi è chiara. Mi colpì molto.
Se vuoi fare “seratina” chiamami ho scritto ieri sera a Paul. Alle 4 e mezza del mattino mi sono resa conto del perfetto nesso con Ammaniti.

Ho passato una bella serata con Drugo. La nostra bellezza stranezza è che siamo maledettamente sfortunati entrambi. Sfortunati nel senso di scarognati. Quando proprio c’hai na nuvola bastarda sulla testa che non se ne va e non ti molla. E viviamo gli stessi drammi solo che in diverse varianti. Ultimamente pare che ce la passiamo bene. E ieri sera sono riuscita a renderlo felice. Lo so. E ho ascoltato la sua ennesima storia di merda. L’ho ascoltata e l’ho fatta mia. In due è sempre più facile portare grandi pesi.

Anche oggi mi sono svegliata e ho trovato tre fogli scritti di rosso incomprensibili e senza alcun senso. Anche stamattina sono andata a dormire con il cuore bollente ma con quella maledetta consapevolezza che questo mondo non ha senso. Tutto ha una fine. Si ok… pensa che palle vivere novemilaanni ma… Stamattina mi sono guardata attorno e c’era solo un grande caos. Bicchieri vuoti, i portacenere stracolmi eccetera eccetera. Fino a due ore prima mi sembrava di essere la padrona del mondo. Mi sembrava di avere in tasca tutto quello che mi serviva. E alla fine ti ritrovi solo con dei residui, i relitti, la scolatura, la posa… Ha senso?

[…] D.B. mi ha domandato che cosa ne pensavo io di tutta questa storia che ho appena finito di raccontarvi. Non ho saputo che accidenti dirgli. Se proprio volete saperlo, non so che cosa ne penso. Io, suppergiù, so soltanto che sento un po’ la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio Stradlater e del vecchio Ackley, per esempio. Credo di sentire la mancanza perfino di quel maledetto Maurice. È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.

È finito il Giovane Holden. Ho finito il Giovane Holden.

giovedì 25 febbraio 2010

At the Fruit

Quanti hanno la (cattiva) abitudine di farsi una scorpacciata di frutta dopo aver (già) mangiato l'impossibile? Quando 'sei alla frutta' sei proprio al limite. Non sai se reggerti la panza, vomitare o es-cogitare una modalità meno puzzolente e rumorosa di espellere tutta la robaccia che hai buttato giù...
La giornata è iniziata male. Non so bene perchè. Forse perchè non ho dormito molto. Forse perchè mi sono svegliata, mi sono guardata allo specchio e mi stavo veramente sul cazzo. Forse perchè per tutta la strada ho continuato a guardarmi gli stivali sporchissimi e bucati.
Fulvia mi ha chiaramente detto che così non va... Quando me l'ha detto il mio piccolo cuore sgangherato ha cominciato a pompare pompare. "Fottuta!Sono fottuta!" ho continuato a ripetermi mille volte in soli dieci secondi. "Ma ti pare modo di venire a lavoro con questi capelli?!" mi dice subito dopo.

...

E' in momenti come questi che mi rendo conto di quanto sia educata, in realtà. Mi ha attaccato una pippa esagerata su cura di se stessi, vestiti e modi consoni all'ambiente lavorativo, l'inutilità di combattere il sistema...

AT THE FRUIT

Mi sono limitata ad ascoltare solo un paio di tutte le cazzate che mi ha detto. Ho aspettato che finisse la sua ennesima predica e altrettanto chiaramente le ho detto che questo genere di discorso con me non aveva senso affrontarlo e che ero davvero in procinto di incazzarmi. "E' già tanto che non vengo con le converse e mi lavo!" le ho detto.
Fulvia ha tentato di convincermi del fatto che chi non si adatta al cosiddetto sistema, pur mantenendo dentro di se le proprie ragioni, non è una persona intelligente.
"Hai letto Don Chisciotte?"
"No!Vaffanculo non l'ho letto!"
Il cazzo è che Fulvia ha ragione. E la storia dei mulini a vento la conosco bene. E' un mio nervo scoperto. Tutto già efficacemente testato. E' da quando ho cominciato a ragionare che ho tentato di scardinare equilibri ancestrali. Ancestrali, appunto. E non è stato semplice ammettermi che da sola non potevo fare un bel niente. E che se il mondo non ti piace non puoi certo cambiarlo. Ma non mi va di ascoltare prediche. E i capelli continuerò a legarmeli come cazzo mi piace!

giovedì 18 febbraio 2010

mercoledì 17 febbraio 2010

+1=22

Potrei raccontare tutte le cazzate che sto dicendo ultimamente. O cercare di mettere insieme, una parola dopo l'altra, le impressioni, i pensieri, i gesti... ma anche no! Questo ulteriore passo sulla scala del mio tempo lo tengo per me. Me lo tengo nello stomaco e nei capelli sporchi.

Fulvia mi ha regalato "Il peso della farfalla" di Erri De Luca, "Il Giovane Holden" della (recente) buonanima (?) di Salinger e "Suttree" di Cormac McCarthy. Francesca, invece, "Donne" di Bukowski.

Vorrei potervi dire che qualcosa è cambiato, che l'anno in più me lo sento, me lo vedo... ma anche no! Vi dico, però, che sto sentendo affetto, aria positiva intorno a me. E scusate se è poco. Mi lascio andare lentamente per poi andarmene a largo. Dove stupidi segnali di pericolo, segnali che indicano da che parte andare e come andarci non ce ne sono. Dove tutti i fili sono staccati. E tu fai un pò quel cazzo che ti piace. La lucidità me la metto in tasca e la faccio inzuppare insieme ad una cartina e cinque centesimi. E questo accade solo quando ci si sente al sicuro.



[Istantanea]
Buio. Buona musica come sottofondo. Qualcuno scuote il capo e tiene il tempo. Qualcun altro sta capo sotto. Tavoli che se potessero tossire o raccontarci tutto quello che hanno sentito sotto tutte quelle mani e quelle dita... Il posto non è grande, non affollatissimo, forse. Nemmeno se ne accorgeva. Tutti avevano qualcosa da dirsi, Lei si diceva. Il suo potere. Quello di uscire di scena essendoci. Appena sotto un palmo dell'acqua. La sensazione di essere fuori dalla stanza, in un'altra stanza, a osservarli. Qualche primo piano. La sensazione di conoscere tutto. Tutto quello che hanno nella testa. Gli sguardi, quelli sottili impercettibili, che nessuno vede. O finge di non vedere. O non vuol vedere. L'entrare in piccole reazioni chimiche prima ancora che sia siano formate. Non ci sono poteri buoni.

Da Il Giovane Holden

[...] Certe cose dovrebbero restare come sono. Dovreste poterle mettere in una di quelle grandi bacheche di vetro e lasciarcele. So che è impossibile ma è un gran peccato lo stesso. [...]

lunedì 15 febbraio 2010

PENS IERI!!!

Trappole
Pozzanghere
Gabbie
Guinzagli

PENS IERI!

Poca atmosfera
E' sera
Fluido nelle orecchie
il canto nuota

Un occhio
illumina lo sfondo

Fili nell'aria
Si aggrovigliano
Diversi
Di seta
Taglienti

Nella quale mi impiglio

PENS IERI!

martedì 9 febbraio 2010

Ma quanto cazzo conta il tempo? Il sole, la pioggia, l'autunno, intendo. Piccoli animaletti, anche noi, alla fine. Se tenete sempre presente la storia delle cacche nel cielo. Piove, e noi nei nostri cappucci, sotto fiori di metallo e stoffa impermeabile, nei taxi di corsa sollevando i baveri, di piedi giusto nelle pozzanghere, negli autobus pieni di gente fradicia, nelle nostre scarpe bucate. E col sole gli animi che si aprono, i fiori sbocciano, i capelli al vento, i vestiti sottili, i colori caldi, chiappe e tette unte di crema solare... Oggi c'è il sole. E, a parte pensare a cazzate come queste, post it si accavallano arrampicandosi sulle mie pareti, date, cose da fare, da pagare, pagine che crescono e si moltiplicano seccando. Domani... La filosofia del Domani, che brutta storia! Ieri sera sono stata a cena da Frà a casa vecchia. L'ho trovata stanca, non in forma come sempre. Non le ho detto molto.
università, finire in fretta, è importante, matrimonio, sacrificio, casa, sotto esame non si esce
NO!Non ce la posso fare!Pensavo.
Questa cosa mi ha turbata. Frà è sempre stata così alla fine. Eppure mi piaceva stare con lei. Forse perchè mi ha sempre ascoltata e nel suo essere totalmente diversa da me non mi sono mai sentita giudicata. Ora qualcosa è diverso. Tutto ciò che lei dica mi pare lontano, paradossale, e non riesco nemmeno a etichettarlo come -si vabbè, ma è giusto-. Non mi va di chiedermi cosa sia giusto e cosa no. Voglio continuare a correre anche se so che non sto rincorrendo un bel niente.
"Cagn allndat" mi ha scritto ieri in un messaggio Giancarlo. Lui ha sempre sostenuto di conoscermi bene. Come nessun altro. Io credo, invece, che sotto quella sua aria da guru cresciuto a Tarantino non avesse poi capito molto. Lui è quello per il quale mi sono totalmente stritolata, fatta piccola fino a cambiar forma. Ho ingoiato il cuore giù giù giù. Non poteva vedermi. Sulla storia del cane sciolto, però, credo ci abbia preso. "Tu sai dare agli altri ciò che vogliono e per questo non ti potrai mai evolvere" mi disse un'altra volta. La prima cosa a cui pensai quando me la disse fu un'Antonella in versione DragonBall. Dopo un pò capii che aveva ragione.
Ed è bello divagare.
Il mio cuore comunque sta per spiccare il volo, lo so.

Febbraio mio

Non è un brutto periodo della mia vita, questo. Anzi. Ho raggiunto l'equilibrio che ho sempre pensato non sarei riuscita a raggiungere. Quell'equilibrio che la mattina non ti fa sputare in un occhio. Equilibrio con il mio corpo che di conseguenza riesce a interagire bene anche con altri corpi. Ho accantonato tutte le persone che non mi piacevano e che potevano farmi ancora male. Che poi alla fine era solo una. Ultimamente penso anche alle persone alla quale ho fatto male io. Penso ad Andrea, ad Alessandro, forse anche a Marisa. Da quando sono a Roma ho sempre incontrato persone meravigliose. Ed è bene ricordarselo. Luca e Paul si sono aggiunti a questa lista e la cosa non mi sorprende. La mia lungimiranza non sbaglia quasi mai. Oggi pomeriggio ho quasi provato una sensazione di vuoto dopo che prima Luca, e poi Paul sono usciti. Ho guardato Laila che emetteva i suoi suoni da delfino e quasi quasi avrei voluto unirmi al suo piccolo lamento. Tutto questo per dire che sto bene dove vivo e con chi vivo. A lavoro ormai ci sono dentro. Guadagno dei soldi e sono indipendente. Le birre hanno un gusto diverso e almeno su una cosa io e mia madre non dobbiamo più discutere. Cerco di leggere, di fissare nomi, luoghi, cerco di prendere parte alle discussioni. Sono una persona come tante. Scorrendo le mie giornate mi accorgo che non c'è niente di così triste e difficile, oggi. E allora perchè scrivo sempre parole tristi?

Io e il mio pozzo.

lunedì 8 febbraio 2010

Domeniche Basta (rde)

Puzza di sigarette uccise una dopo l'altra
e seppellite tutte nella stessa tomba

Catarro che aleggia nell'aria in masse
fluide che devi schivare

Una giornata che volge al tramonto
e dovresti accendere la luce

Con le gambe incrociate su quel telo giallo
sei il perfetto soggetto della noia

I tetti che stanno a guardare
con le loro antenne. E le loro orecchie.

Ed è già notte.

venerdì 5 febbraio 2010

EVOL

La mia testa saltella e catapultandosi si rimette in moto

Una certa frenesia nella testa

La bocca si spalanca

Ho le mani calde

Spalanco le porte

Ho cacciato il cuore dal cassetto dai calzini

Ho paura.

lunedì 1 febbraio 2010

Mal di foglio

Le penne
spade.
L'inchiostro
sangue.
I fogli
strappati.

venerdì 29 gennaio 2010

RI-COTTA

Ogni sera quando nel letto ci facciamo piccoli dal freddo, quando tutto al buio si vede meglio, ci dovremmo chiedere :"Che mi è successo oggi di bello?", "Cosa mi ha fatto allargare leggermente le labbra fino ad accennare un sorriso?", "Chi mi ha dato qualcosa?". Impareremmo ad apprezzare le piccole cose. O a sentirla tutta, la vuotezza di certi giorni.

A pranzo con Andrea abbiamo mangiato una cosa meravigliosa. Scherzando ci siamo detti che certi giorni sono cose così che danno un senso alla giornata.

Scherzando?

Macazzo!Sta tutto nella ricotta e spinaci?! Si fossi...CHI? Diciamo che se potissi cospargerei le strade e i prati di ricotta. Mi fumerei gli spinaci!

Ho paura che qualcosa non torna...

martedì 26 gennaio 2010

lunedì 25 gennaio 2010

LUNE-dì

Lunedì. Mi pare quasi di sentire il mio corpo che scricchiola e il cervello che tenta di carburare. Lunedì di noiosi inserti economici, di aumento della produzione di acciaio, di Pil che salgono scendono, di Cina e India che gliela mettono nel culo all'economia italiana, di Vendola che ce l'ha fatta. Lunedì con un dito mozzato, Lunedì di Francesca e Fulvia già stressate che fanno troppo rumore.

Fine settimana utile. Ho parlato a lungo con Drugo. E qualcosa di buono ne è uscito. Ho capito innanzitutto che è essenziale confrontarsi con gli altri. Lavorerò su questo aspetto. Voglio cercare nuove cose da fare. Mi trascinerò di capelli in posti nuovi e tra gente sconosciuta. E' inutile e stupido continuare a piangere cazzo! Farò un altro tentativo. E gli stimoli me li andrò a cercare.

Ieri ho camminato due ore con Laila. E infatti stanotte ho dormito bene, e oggi ho quasi una faccia decente. Avevo bisogno di aria. E per fortuna l'ho trovata.

venerdì 22 gennaio 2010

DOV'è FINITO IL MIO JEAN PAUL?

mercoledì 20 gennaio 2010

A ruota. Libera.

È difficile per me spiegare alcune cose. Alcune cose che riguardano la mia famiglia e quindi anche me. Cose nelle quali sono cresciuta. E che mi si sono attaccate come la puzza di fritto ai maglioni. Sono cose delle quali penso non parlerò mai. Non per imbarazzo o per le fragorose risate o boccate di stupore che potrebbero generare. No. Solo perché nutro molto rispetto per tutto ciò che è diverso da me e che non riesco a capire. Quella famosa cosa piccola che tutti ci portiamo dentro e che non diremo mai. A nessuno. E capace comunque di influenzarci. Tanto da entrarti nella pelle tutto quell’olio.

Poi capita una notte come questa.


[telefonata di Roberto]




Poi capita una notte come questa. Mi addormento dolcemente su un manto di luppolo. Dormo, sogno, vedo fiori e caprette e poi
TAC.
Occhi sbarrati.
Fuori ancora troppo buio.
MACAZZOSONOLETRE!
Ok. Pensiamo a qualcosa di bello.
Ed io in questi casi penso sempre alla stessa cosa.
Ok. Concentriamoci.
Girati dall’altro lato…
Pensa a qualcos’altro.
Minchia ho pure sete!
MACAZZOSONOLEQUATTRO!
E così via.
Non mi capita spesso. So però quando mi capita cosa c’è nell’aria.
Lo so perché lo sento.
Eppure a me non è mai permesso vedere.

Stamattina alla fine ho aperto gli occhi alle ottomenounquarto nel panico che gradualmente è diventato stupore sorpresa. I miei occhi si erano chiusi, alla fine. E chiudendosi…

Strano. Penso che questo cazzo di 2010 sarà davvero speciale. Nel bene o nel male lascerà un segno. Un segno però dal quale partire. E non l’ennesima botta per premere l’enorme tasto blu PASSO!

Fulvia mi sottopone a strani giochetti psicologici.

AH AH AH

E Roberto mi telefona.

Gabriele risponde alle mie telefonate con un lapidario privo di punteggiature sms che nel suo poco significato mi fa girare il cazzo. Perché sono io che permetto così tanta libertà. Nella mia così tanta voglia di dire c’è sempre un’immensa chiazza bianca. Un lenzuolo bianco. Dove le parole non si attaccano e i suoni non esistono. Lo spazio che mi rosico intorno. Libertà, distanza per me lei è ciò che a voi pare suppergiù diceva il caro Luigi. Non avere il senso del risparmio. Risparmiatelo quello sputo di caratteri a gettoni. Ed io potrei risparmiarmi.

Roberto è sposato e mi telefona. Non mi dice nulla. Solo “Tutt appò?”. Poi magari mi chiede come va il lavoro, se Fulvia mi fa incazzare e “a che ora esci?”
Ed è in questi casi che mi cadono le cosiddette braccia. O il latte ai piedi per i meno splutter. Tiro proprio un grande cazzo di sospiro nel quale vorrei risucchiare tutti.
AFFANCULO!
Possibile che nessuno capisce il gioco!
E qua cado proprio di culo nelle braccia dissanguate e nel latte.
Sono io che non dovrei giocare?
O non lo so.
C’ho tipo una cornacchia al posto di Eros.
Cornacchia assidua frequentatrice dell’Osteria Del Tronco.
In questi casi mi chiedo se sono davvero io che appaio non so bene come.
Non so perché un razzo m’ha portato alla mente la storia della “vagina dentata”. Forse perché un paio di canini nella patata per alcuni uomini sarebbe una santacosa.

Ma come cazzo ci so arrivata a sto discorso?

Massive Attack

Sono solo le 20:54.
Questo vuol dire che la mia serata è riuscita.


La musica non aiuta la respirazione.
Dei miei neuroni.

Non avrei voluto generare tutti questi attriti-fosse-buche di silenzio. E mi ritrovo a parlare con gente irreale al telefono.

Mamme che vogliono chiudersi in conventi e zie che ancora si lasciano ingannare da uomini sdentati stanchi.

Sono stufa.
Di un po’ tutto.

Credo sempre di essere la colpevole di tutto.
Ma perché?

E suono questi tasti.
A caso.

Pacifico mi chiama. Beviamo una birra. Gli parlo di Roberto. Mi dice di lasciarlo stare. Sale su. “Purtroppo devo andare”.
“Dammi un bacetto, grazie!


Vado a prendere un kebab. Osservo un tipo pieno di buste mentre fumo la mia ventiduesima sigaretta. Mangio il kebab. Ho ancora tre birre. E un cd dei Massive Attack. I miei pensieri vanno un po’ dove cazzo vogliono.

La musica non aiuta la respirazione.
Dei miei neuroni.
Non mi proponete niente di-nuovo.

Fingere di essere sullo stesso pianeta.

Ohhhh mi senti?

No non ti sento.

TU TI SENTI?

Macchèccccazzo vuoi sentire!?
In questa girandola che gira gira gira
E gira
e…gira
ci si sfiora in un piccolo tratto del giro
e sfiorandocisi non c’è tempo di ascoltarsi, toccarsi a sufficienza, affezionarsi al punto da...
Tutti in un enorme frullatore.

A me l’idea del frullatore non è che piace assai.
Io sono il mio d.j.

Ma sto giocando!

“sei sola?”
“acqua in bocca!”


No non ti sento.
Mi faccio due conti e non capisco se sto davvero andando dalla parte giusta.

- ancora?????????????????

Sono anni che aspetto. Che aspetto l’attimo in cui sta patina che c’ho davanti gli occhi si leva, che il letargo è finito, che nascono i fiori e si scioglie la neve. E invece mi pare di stare sempre in quella cazzo di sala d’attesa. Seduta a fumarmi. Mi muovo?



Brucheggio la vita.



il famoso pugno di mosche.
Che solletico!

A ‘E TRENTADUE

Qualcuno se ne va.
Qualcuno ci rimane.
Qualcuno incontra Qualcun altro, finalmente.
Ci si incontra.
E ci si diverte pure incontrandosi.
Qualcuno ha voglia di parlare con me.
Qualcuno telefona perché ieri sera gli avevo dato appuntamento.
A qualcun altro telefono io per rimandare.

Tesso qualche rapporto umano.
Non è del tutto malvagio.
Non l’ho mai pensato in realtà.
Anzi.
Credo che ogni bocca abbia fiori da sputare.
Vita da raccontare.
E questo mondo poco estroverso che non vuol giocare.
E nemmeno parlare.

martedì 19 gennaio 2010

17 gennaio

Tralascio la considerazione (solita) sul fatto che il tempo stia correndo troppo.
Chiedimisesonoalmenodaccordoeccheccazzo!

Negli ultimi tre giorni mi è parso di cogliere un sapore diverso delle cose. Sarà che finalmente ho capito quanto olio va nelle patate al forno, e pure nella carne.

I biglietti dei treni danno proprio un altro sapore ai miei viaggi!

Tre giorni che voglio una birra. Ma non me la do. Oggi è domenica. Fa freddo. E il cielo da qua è tutto bianco. Bianco neve sporca.

Acquoline
tu chiamale se vuoi...

venerdì 15 gennaio 2010


Leggo leggo leggo sto cazzo di libro di Rossana Campo e mi sento di fottere!
Quella odiosa sensazione che era proprio quello che volevi dire tu...
La sensazione che quelle cose le hai pensate prima tu e lei... lei bè le ha solo scritte meglio.
FANCULO ROSSANA CAMPO!

mercoledì 13 gennaio 2010

La Befana

Non esiste solo una chiave. Ecchecazzo!
Sarebbe troppo difficile e paradossalmente anche troppo facile.
Immaginiamoci un ipotetico mazzo di chiavi. Ok?

- Ma appendici quel cazzo che vuoi!

Il punto è che, secondo me, una delle chiavi appese sicuramente a quel fottuto mazzo è sicuramente l’equilibrio.
La Terra si regge grazie a sofisticati equilibri di innumerevoli forze.
Equilibrio/forza
Nell’immagine che ne ho nella testa potrebbero apparirmi quasi del tutto opposti e contrari.

- T’immagini Bud Spencer che si atteggia a Zarathustra su un filo?

Eppure…
Tu stai in piedi.
Io sto in piedi.
In equilibrio.
Pensa a che piccola cacca nel cielo sei.
In un grande cielo.
Eppure…
E ti diverti pure a prenderlo per culo l’equilibrio, eh??
E se lui mandasse a fanculo te?
È tutto in fragile equilibrio.
E funziona.

Non spremere la penna.
E scrivi tra le righe, cazzo!
Qualcosa un po’ più alto del sospiro.
Parole dosate.
Anche loro?
Equilibrio nel pensare.
Non stra-fare.

martedì 12 gennaio 2010

Uno scorcio di cielo è quello che ci spetta.
Uno scorcio.
E uno solo.
Una sola buca nel terreno fradicio di merda è quello che ci spetta, alla fine.
Un buco.
Neppure tanto profondo.
E uno solo.
Siamo solo dei visitatori nel museo della Natura.
Perchè affannarsi?
I pensieri mi si staccano.
Sento solo rumori.
La gente forse non esiste.
Sono sola e il sole, da lassù, ostacola il mio sguardo.
La musica manca.
Allora immagino alberi che emettono musica
e corvi eleganti che cospargono il mio cammino di petali rossi.
Torno nella mia gabbia.
Mi chiedo se sia più difficile tuffarsi semplicemente nel mondo
o sopportarlo quel mondo, poi.

lunedì 21 dicembre 2009

Ieri ho cercato disperatamente vecchie cartacce. Vecchi fogli, quaderni, diari. Qualcosa dove avessi scritto qualcosa che ora ho dimenticato. Avevo voglia di tornare indietro. Non ho trovato nulla. Ed ora che ci penso è ovvio. Da gennaio a maggio non ho preso la penna. O l’ho presa sporadicamente. Così come ottobre, novembre e dicembre dell’anno precedente. Rimpiango di non aver messo per iscritto tutto quello di quei tre mesi. Mi dicevo che dovevo dimenticare. E mi prendevo per culo da sola.

Nella mia poca memoria io non dimentico mai.

Che fine fanno tutte quelle cose dette, pensate, le immagini…?

Spesso mi dico che ci deve essere per forza, cazzo, un baule segreto blindato oppure vecchio sfasciato che contenga tutto quello ormai andato.

O Qualcuno che da su registra ogni nostro piccolo accenno.

O un Dio cattivo che non è morto sulla croce ma girando la manovella riprendendoci, registrando. Serafino Gubbio Operatore per dio!

Insomma, non può andare tutto perso.
a me un po’ rode.

A saperlo venivo in pigiama.
PER DIO!

Dove Termini?

Tagliare sigari già fumati per spolpargli l’ultimo tiro. Sperare che quel “ok, ti amo”, “ti aspetto qua”, “CAZZO, muoviti!” abbiano lasciato qualche spicciolo. Che le buste di plastica riescano ad attutire a sufficienza il freddo. E poi macchine blu. E luci e vetrine e desideri e uguale tristezza.
È mezzanotte e già sono in ritardo.
È mezzanotte ma splende il sole.
C’è scritto alla testa del mio letto.
Un ritaglio.
Un articolo sulle aurore boreali.
Trasformato in una secca proposizione che si finge metafora.

Le parole sono un gioco?

“TRANSMISSION”

e questo mondo poco estroverso che non vuol giocare.

Concentriamoci sulle parole.
Con-centriamo le parole.

*Mayonaise

VOLUME BASSO.
CHE SI INTONA CON IL CLIMA.

VOLUME BASSO.
PER FARTI RISCALDARE.

SUONI BASSI E DOLCI.
PER FAR STENDERE I MIEI SENSI.

FUMATA BIANCA.

POCHE PAROLE.

UN GIORNO DENTRO TE.
FUORI FA TROPPO FREDDO.

da Bestie di Federigo Tozzi

[...] Io ho sempre avuto poco tempo di voler bene a qualcuno. Quell’estate era così calda che né meno in cielo c’era posto per lei. Pareva che il sole si levasse sempre più grande, ed era impossibile farsi un’idea di quando sarebbe tramontato. Siepi polverose, cipressi che parevano per seccarsi, alberi morti, saggine e granturcheti diventati bianchi, fili di ragno così lucenti che parevano di metallo che tagliasse le mani, usci screpolati, botti sfasciate, la terra così dura che non la lavorava più nessuno, i letti dei torrenti senza libellule e con l’erba appassita, salci che non crescevano più, gelsi con la foglia piccola, vomeri lucenti, sassi che scottavano, nuvole rosse come fiamme, stelle cadenti!
Una cicala, sopra il nocchio d’un olivo, canta:la vedo. Mi ci avvicino in punta di piedi, stando in equilibrio dall’una zolla all’altra. La stringo. Le stacco la testa [...].

giovedì 17 dicembre 2009

una sera di dicembre

Io amo le parole.
Scritte.
Amo la penna che si struscia sul foglio bianco,
tingendolo di senso.
A volte.
Amo il nero e il bianco.

Vorrei riuscire a scrivere una storia.
A inventarmi una persona.
Un luogo.

Occhi sbarrati.

Orecchie stanche.

Naso chiuso.

Gola che non ingoia.

Mani ghiacciate.

Crampi alle gambe.

Lo stomaco.

Arrossisco. Ancora.

Butto giù.
Per tappare.
Cosa?

Mi metto le cuffie nelle orecchie e mi sento felice.
Cammino per strada e m’immagino

[Prisca]

ho quasi sonno.

Pensieri diversi.
Che si amalgamano.
E non ne esce nulla.
Tutte le immagini del giorno mi si accavallano.

Ho fatto il biglietto.

Non mi sono fermata.
Ho cantato per strada.
Ho mandato a fanculo mia madre.

E Fulvia mi chiede di dirle cos’ho.
“Nulla”
“Conmepuoiparlaresonounatombasehaideiproblemitipossoaiutare”

Odio giustificare i miei silenzi.
Le mie assenze.

Io voglio starne fuori.
Voglio morire e rinascere nello stesso istante.

Sono stanca.
E questa stanchezza la conosco.
E’ di quando sto per rivoluzionare tutto.
Di quando non voglio ascoltare.

Ed ora scendo.
Corleto capita sempre nei momenti sbagliati.
O forse è il baricentro.
Ogni volta che torno è sempre una sensazione diversa.
Ad agosto non avevo nessuna voglia di quell’odore.
L’autobus si ferma.
Scendo.
Un bivio.
Colline.
Orti.
Qualche macchina veloce che magari suona pure a quel folletto seduto sulla valigia.
E dopo tipo 20 minuti mia zia.
In quei 20 minuti ho pensato che era stato tutto calcolato.
Mi ritrovavo là da sola perché dovevo riflettere.
Quell’odore mi apparteneva.
E infatti è stato bello.
Me ne sono stata seduta sulla valigia.
Ho fumato una sigaretta.
Il sudore di roma ad agosto assopito alle carezze di quel vento leggero.
E mi ci sono riappacificata.

Ora fa freddo. E molti non ci sono più.
Non ci sono più io come prima.
Quel posto l’ho spremuto.
E ho lasciato la mia impronta.
Ancora l’eco di donnacce dalla bocca larga.
I sussurri.
Le domande.
E mia madre che ora può dire che sono cambiata. Che lavoro.

Sono cresciuta in una cultura troppo stretta.
E velocemente ho capito che me ne dovevo liberare.
Non è cambiato nulla da allora.
Ed ora quasi non mi va più.
Mia madre mi asseconda.
Mi sta addosso.
Mi ripete le solite storie.
Le solite raccomandazioni.
I soliti nomi.
I botti. E noi tre.
“Non ti piace il Natale?”

Ho sonno.

martedì 15 dicembre 2009

Da circa un mese avevo smesso di contare quanto mi mancasse alla fine. Un pò perchè ora il lavoro lo vivo meglio. Dopo 7 mesi in un posto più di 8 ore al giorno, inevitabilmente cominci a sentire quel posto come una terza casa. E poi perchè so che ormai, in mancanza di un alternativa lavorativa valida, da qui non me ne andrò più.
Stasera mi è rivenuta l'angoscia. Sono stanca. E lo sono davvero.
Un pò di delusione. Ennesima. Fulvia riparte con le vecchie storie e porcoddio se ci rimango di merda!

"TI VOGLIO SUL PEZZO!"
Risparmiati la metafora giornalistica vorrei dirle.

Sono entrata nel sistema. E questo è un problema. Per loro.
Oggi me ne sono stata tutto il giorno con le cuffie nelle orecchie.
E scrivevo l'editoriale.

Ho capito che anche qui porcodddio è tutta veramente na cagata. Luccichii, insegne, inviti, cravatte, concerti, editoriali, grazie, prego che nascondono tanta falsità.
Tutta una farsa.

Esiste un posto vero?


*sono le 19:38

giovedì 10 dicembre 2009

24.11.2009

Ho fatto Termini-casa in motorino con Pacifico. Giornata intensa. Serata dai toni e dai pensieri autunnali.

Avete mai visto un cane che porta a passeggio un uomo?

Con Laila nelle ultime sere ce ne andiamo in strade buie. Poco affollate. E piene di gatti.

Stavamo camminando ed io perchè me ne stavo chissà dove, Laila perchè al contrario percepisce ogni piccolo odore, sussurro, ci siamo spaventate entrambe alzando la testa ad un suono leggero come una...
era una foglia.

Che rumore fanno le foglie?

Laila non saprà mai che quel -rumore- si chiama foglia.
Punti di vista. E punti di non-vista.

Abbiamo incontrato un ragazzo con un cane. A Laila piaceva perchè ha cominciato a tirare.
Non ancora la coca.

L'ho lasciata giocare dieci minuti mentre io osservavo il padrone. TI TU TA TI TU TU dalle sue orecchie.
"Dai, Laila!" TI TU TA TI TI TU
"Andiamo!"

Stasera per fortuna Laila mi ha portata a passeggio!


PER LUCA

Quando bevo quasi come reazione contraria sputo. E vomito. Oltre a quello che ho nello stomaco, anche quello che ho nella testa. Penso sia l'effetto che faccia un pò a tutti. A me in maniera particolare, forse.

Sogno una vita ubriaca.

Questo per dire che se non fosse stato per il vino, forse non ti avrei mai fatto leggere questo blog. E non per una questione personale. C'ho messo anni prima di far leggere agli altri quello che PENSO. Sono felice comunque che tu sia qui. Che nonostante ci divida una parete tu sai cosa ho nella testa.

E probabilmente per due persone che si conoscono poco, come noi, questa raccolta indifferenziata di pensieri e stati d'animo/non-animo può fungere da guida, manuale d'istruzioni, può generare scontri, aperture, discussioni, confronti, conoscenza e motivo d'imbarazzo.

Trovo molta difficoltà ad aprirmi (totalmente). Ad essere pienamente Antonella. O una delle tante che compongono l'Antonella originale. Vivo molto male la consapevolezza di non essere mai in grado di essere me stessa al cento per cento.

Ho sempre, sin da bambina, scritto lettere. Per mia madre. Era l'unico modo che avevo per tentare (invano) di farle capire. Scrivere è l'unico modo che mi permette di parlare. Un altro paio di lettere le ho scritte per il mio amico Giovanni (che legge questo blog) ed ora questa sorta di lettera per te. Dopo la frittata di Paul. C'ho messo un pò. E' 00.31

Un giorno ti chiederò cosa ne pensi.
Buona lettura.

giovedì 3 dicembre 2009

Le mie settimane sono parabole.
Il giovedì sono quasi a riva.

Oggi sono nervosa.
Mamma mi infastidisce.
La debolezza mi rende cattiva.

Perchè io posso cacciare i denti, masticare e ingoiare rabbia e dolore, soffocare le paure... e gli altri no?
Oggi non mi va di scrivere per nessuno.
Mi hanno rotto il cazzo tutte queste mail formali.
Voglio divertirmi un pò.
Domani berrò fino a star male quattro giorni.

lunedì 23 novembre 2009

22 novembre 2009

Sembra che sulla mia faccia sia passato un carr-armato. E che scorie nucleari siano state svuotate nel mio stomaco.

Ieri mi sono svegliata ad un orario decente. E' passata a trovarmi Stefania. C'era un così bel sole, ieri, che non potevi far finta di niente. E così ce ne siamo andate a fare l'aperitivo al parco e come sempre il campari-gin ha aperto la porta della mia irrefrenabile voglia di alcool. Stefania è andata a pranzo, io ho continuato a vagare con Laila bevendo.
Alle 4 ho riportato Laila a casa, mi sono cambiata (e mo che ci penso ieri non mi sono neppure lavata) e con Stefania siamo andate al Roma Poesia 2009. Sono stata davvero bene. Abbiamo ascoltato recitare versi di Marco Palladini, Roberto Leoni e John Giorno. Fino a ieri non sapevo nemmeno chi fosse quest'ultimo e quando sull'opuscolo della manifestazione ho scorso la sua biografia vedendo nomi come Warhol, William Burroughs, Philip Glass, Patti Smith, non potevi non avere la pelle d'oca a trovartelo davanti. Proprio là. Che sorrideva e parlava con il suo piacevole accento americano. Giorno ha girato una sorta di cortometraggio "Nine Poems in Basilicata" nel quale recita, appunto, nove suoi poemi ciascuno in un un luogo diverso della Basilicata. Da vedere assolutamente!

Alle 10 eravamo dinuovo a San Lorenzo. Abbiamo raggiunto Giovanna, Graziana & compagnia bella. E c'erano pure Simona&Rocco scesi a Roma per la laurea di Giuliana. Ci hanno raggiunti anche Cristiano&Drugo. Sono stata bene anche con loro anche se avverto che sto cambiando. Forse crescendo. Ho un approccio molto più pratico con la mia vita, con la vita, con le persone. Forse mi sto inasprendo. Non lo so. E' che negli ultimi mesi (purtroppo o per fortuna) ho dovuto imparare a gestire e vivere la mia vita in maniera molto più razionale, concreta. Mi sto lentamente facendo modellare dalle nuove esperienze che vivo. E questo mi porta a tenere sul culo le paranoie, i discorsi impregnati di disillusione, di apatia... comincio a tenere sul culo le persone uguali a me fino a non molto tempo fa. Mi rendo conto che per l'ennesima volta le circostanze mi hanno portata a crescere - ebbasta!troppe volte la parola crescita- , a cambiare -meglio- e a vivere situazioni prematuramente rispetto alla maggior parte dei miei coetanei. E non so se sia un bene.

Mi sto affezionando a Prisca. E le ho quasi raccontato tutto di me. E ne sono felice. Mi piace che chi mi sta difronte sappia chi sono. Chi sono stata e perchè oggi sono. Così.

Domani ricomincia un'altra settimana e l'idea che abbia una caterva di cose da portare a termine mi piace. Fulvia mi sta lasciando molto spazio e autonomia nello gestire i miei compiti. Mi sto impegnando. E forse mi hanno raddoppiato lo stipendio. Se così fosse posso campare da sola. E questa cosa mi fa stare bene. L'indipendenza economica è la prima vera vittoria strappata a questa vita.

"Nessun cazzo è duro come la vita"
(John Giorno)

19 novembre 2009

Diciannove è proprio un numero di merda e novembre un mese ugualmente di merda Sono stanca morta morta stanca nata stanca che storia stancante da raccontare stancherebbe chiunque Computer maledetto che pure Bob Dylan mi fai saltare Paul&Luca a Barcellona Io&Prisca parliamo mangiamo ridiamo e chissà

Cambio cd e penso che Pacifico domani parte per Barcellona in week-end amoroso ed io mi sento di fottere perchè so che ora lui è il mio capriccio e mi viene la pelle d'oca quando si slaccia un pò la cravatta e che non sono una persona sana Laila è un cane da caccia ma non voglio ammetterlo a me stessa e

Stasera ho litigato con la punteggiatura e l'attenzione e stanotte non dormirò resterò a contemplare il Venerdì che incula il giovedì perchè mi sono fatta nel culo ho dormito quattro ore a notte e mi merito il Venerdì

FARSI PRIMI PIANI RIPRENDERSI CONCENTRARSI GUARDARSI VIVERSI VIVERE PER SE SENTIRE SU DI SE PREMERE SU DI SE SBATTERE SBATTERE

Parabola N.1

Oggi hai voluto superare te stessa con una gonna troppo corta?

Alle 5 e mezza è troppo presto.
Dormire nudi fa venire mal di gola?
Le scale si fanno ansimando.

Ieri sera dopo non so quanti anni ho fatto scorrere le mie dita su file di cd. Mi ha riportata a un pò di anni fa. A quando la speranza l'illusione ancora sussurrava corrompendomi.

Stasera tornando da lavoro mia madre al telefono mi ha detto che stava guardando vecchie foto. E si stupiva e insieme soffriva di quel mio sorriso e di "quegli occhi vispi pieni di vita" che a partire da certe foto era misteriosamente sparito. Ho fatto tutta la strada per casa pensandoci. E pensando a come ho trovato la forza di mettere macigni su ricordi corde taglienti.

E poi all'improvviso mi ri-emoziono per dei cd.

Non voglio chiudermi in stanze buie. In paure. In sentimenti troppo grandi che inevitabilmente ti fanno ritrovare solo. In principi che già il fatto che esistono dimostra la nostra poca libertà. Non voglio morire dentro.

DEVI CONTEMPLARE E RIEMPIRTI LE NARICI LO STOMACO IL CULO DI TUTTO CIO' CHE C'è DI BELLO (E BRUTTO) SENZA MAI FARTI TOCCARE.
DENTRO.

16.11.2009
Non so quale giorno di novembre sia. Forse svegliandomi lo sapevo. Ma ora non lo ricordo.
E' nuvoloso. A casa regna un silenzio quasi incantevole. Luca dorme. Paul bò. Suona la campana. Un pò di nubi pure nella mia testa. Dei giorni un pò spenti questi ultimi due (quali?). Sopporto poco la gente che fa troppo rumore. Ieri sera sono uscita. Ma solo per chiudermi altrove. Al cinema.

Ancora non ho smesso di farmi le canne. Sono piena di propositi ultimamente ma poi alla fine non sono nemmeno capace di andare a comprare il pane. Quella maledetta tensione verso tante di quelle cose che non riesco mai ad afferrare.

12.11.2009

Mi sono svegliata tardi. Le nove. Panico (consueto). Messaggino a Fulvia (di rito). Ripetendomi per strada che me l'ero cercata. Giusto ieri, andando a prendere l'acqua e salendo quelle dannate scale, pensavo che era da un che non le facevo con l'odore della sera prima ancora nel naso. E nello stomaco.
Sono arrivata alle 10. Tra l'altro super allegra (come tutte le volte che la sera prima mi ubriaco). A pranzo con Berlindo, Pelliccia e un amico loro. Un buon piatto di pasta però non ha fatto l'effetto desiderato. Tanto lavoro e ho -degnamente scontato- il mio ritardo e la mia serata brava.
Serata brava a casa. Cena con tutti gli ex coinquilini di Via Dei Latini e un paio di assidui frequentatori.

Cerco voli. Voglio partire. Non perchè sto male. Perchè so che questo è il momento. Forse ora, con un di impegno, posso riuscire a fare qualcosa. A mettermi in gioco. O per lo meno vedere come si fa, come ci si sente.

Sono le 22:05 passo e chiudo. Ho fatto la lista delle cose che devo fare domani. Laila caneggia. Io vado a dormire.

martedì 10 novembre 2009

09.11.2009

HO FIRMATO IL CONTRATTO.
*ho firmato il contratto

4.11.2009

Suoni sporchi. Provengono dall'unico aggeggio tecnologico che mi rimane. Una radiosveglia.
L'altra notte sono scivolata come una cazzona mi fa pure male il culo portandomi appresso la tv. Morta. E pace all'anima sua. E pure mia.

Ho male a un dente. E ieri per la terza volta ho mandato a fanculo il lavoro. Ho male a un dente.
La sera prima sono uscita con Silvia. E ci sto bene. E beve da paura. Ha begli amici. Le piace la musica. Ed è naturale. Ed era un pò che non trovavo una persona così.


A lavoro va bene. Una bella settimana tranquilla (senza Fulvia). E' bello vedermi più sicura. Naturale. Come non mi accadeva da tempo. Qualche bella persona comincia ad uscir fuori. E riesco anche a divertirmi.

Anche SB-Halloween è andato bene. Molto. Ho conosciuto uno.
L'uomo è un mezzo.
Ho sentito pure Gabriele. E ho conosciuto i genitori di Paul.
Agin mi regala frutta e vedo anche Phil.
Mamma sempre peggio.
E da due mesi mi mantengo da sola (affitto a parte).

Ultimamente mi faccio meno schifo.

29.10.2009

Ansia.
Era un pò che non la sentivo.
Vecchie sensazioni.
Porticine socchiuse.
Spiragli d'aria fredda.

mercoledì 28 ottobre 2009

r-umori

Silenzio.
Ma se non esiste il silenzio.
Non c'è un attimo per te di pace.
Anche tu bruto che hai solo
un neurone che rutta
non hai pace.
Tutto solletica i tuoi pensieri.
Che fanno rumore.

25.10.2009

Che ore sono?

Venerdì mattina non ho sentito la sveglia. Ho aperto gli occhi alle otto e mezza. Niente panico. Ho aperto la finestra ed era buio e pioveva. Ho aperto l'armadio e non c'era niente di pulito che potesse essere messo per andare a lavoro. Mi sono rinfilata nel letto e ho mandato un messaggio a Fulvia dicendole che avevo la diarrea. Non mi ha creduta, mi sa.

Tiziana a Roma. E' sempre molto bello rivederla.

Sabato "Africa". Con Nicola, Cristiano e Stefania. Vino africano che giunge a destinazione facendoti accusare il colpo. Di notte vagando con Laila per San Lorenzo. Senza nessun timore. Anzi, quasi più sicura. Con il mio scudo spesso di pensieri a tenermi isolata dall'aria circostante.

E poi la domenica. Svegliarsi soffrendo per quel vino africano e fare colazione con la pasta al forno di Luca. Laila ha perso il primo dentino. Oggi si vota PD e Marrazzo non è poi così diverso da Gabriele. E' tutto un bordello. Ma devo lavare i piatti.

giovedì 22 ottobre 2009

20.10.2009

Sono due giorni che non compro il fumo.
(non vuol dire che non ho fumato)
Ma è tanto. (Per me).

Sono due giorni che il mio viso è liscio. Non l'ho toccato.

Due giorni che parlo con Luca. E Paul. E Prisca.

Laila comincia a infilarsi nel mio letto.

Domani è il compleanno di Fulvia. Le ho comprato "Il Profumo" di Puskind.

Mamma sembra stia meglio. Ed io stringo i denti.
Sono ottimista. (Se fumo meno)

Sono stanca eppure cammino a piedi. Ora posso rimettermi anche il cappuccio.

Vado in librerie anarchiche a guardare "Gummo" e al cinema ubriaca con la pipì che preme preme preme a guardare Motel Woodstock.

Il trucco sta nel non fermarsi.

19.10.2009

Non è un periodo facile, forse. Però non è il peggiore.

Quando affronto persone nuove, posti nuovi mi ci vuole sempre del tempo.
Tanto tempo. E ne sono consapevole.
Devo prima osservare tutto. Studiare. Scrutare. Annusare.
A lavoro ci ho messo cinque mesi.
Eppure ora sono quasi fiera dei gran passi che ho fatto.
Ed è paradossale, lo so, eppure penso che in tutta questa situazione di merda (nella quale il lavoro è una delle maggiori cause di pensieri) il lavoro, appunto, potrebbe mancarmi.
Anzi ne sono quasi certa.
E sono ancora più confusa.

Devo smettere di farmi le canne. Ho deciso.

Ho ripreso a studiare.

17.10.2009

Non so più nemmeno che domande farmi.
Fa freddo, però.
Sento il freddo pungermi lungo la schiena.
Ed io non ho mai avuto freddo.

Penso a persone.
M'immagino con loro.
E mi ritrovo in una dolce metafora vaga
onirica
che mi riporta indietro e mi fa piangere.
E poi dormire.
Fino a svegliarmi infreddolita.

3.10.2009

Svegliata alle 3.
Alzata alle 3.
Svegliata non lo sarò mai, almeno per oggi.
Alzata da telefonata di madre preoccupata.
Non rispondevo.
Alle 3 non si dorme.
"quando stavi qua e ti svegliavi alle 3, la sera prima..."
eh sì mamma.
Mi faccio (s)travolgere da vini di pakistani,
estathè con Vecchia Romagna,
da musica e casse,
da ragazzi senza volto.
Pretendono pure che mi ricordi il loro nome solo perchè li invito a casa.
Sono un cane sciolto.
Non mi sveglio per andare a lavoro.
C'è una zanzara killer nel mio letto.
Devo cambiare le lenzuola,
farmi una doccia
e fare la spesa.

30.09.2009

Il tempo corre. Troppo. E a me va bene. Mi piace andare veloce. In un treno in corsa. Su un blu tornado. Attaccata ad un nastro nel vuoto. Non senti niente. Non pensi niente.

E' stato un mese duro. Mi sono puntata un bel faro negli occhi.
Un occhio di bue. E uno di porco.
Qualcosa si sta aprendo.
E non sono le mie gambe.
Comincio a guardarmi dentro.
Faccio un pò di luce.
Mi tolgo un pò di cacca dagli occhi.
E mi guardo meglio.
Sto prendendomi visione.

Sto realmente percependo quali sono i miei punti deboli.
Ho delle voragini.
Prendo coscienza finalmente di alcuni aspetti di me che avevo sempre finto di non vedere.

Sto squarciando lentamente il mio bozzolo.

27.09.2009

Mi riempio di pensieri banali.Assorbo polveri-sottili.M'impregno la mente di fumi-di scarico.Mi nutro di salatini e sottilette. E birra.Ho litigato con il gin del campari.Bob Dylan.Fine settembre caldo. Ancora uno splendido sole a non farmi sentire del tutto appassita.

"like a rolling stone?"

Frequento internet point di seconda classe. Bar di cinesi. L'unica persona con la quale mi distraggo è Giorgio. 18 anni cinese nato a Domodossola. E pensare che io l'ho appreso con Mike Buongiorno che Domodossola esisteva. Dalla Cina giusto a Domodossola?

"lì avevamo i parenti più stretti - una cugina di mia madre"
ipse dixit.
E con lui, davanti campari troppo ginnosi, parliamo di Cina. Di Italia. E di tante cazzate.

NO CONTENUTO NO TITLE

La Principessa non amava i suoi vestiti. La facevano sentire goffa. Buffa. La Principessa non si amava. E non amava la vita in generale. A volte le era capitato di amarla ma andava sempre a finire che riprendeva a scaraventarle contro tutta la sua rabbia e chissà, la sua disperazione.
La Principessa sin da piccola aveva sempre mostrato una certa inclinazione ad andare oltre quello che vedeva. A rovistare tra vecchie stanze del palazzo. A inoltrarsi tra il labirintico giardino restandone spesso vittima. A tentare di capire cosa si nascondesse dietro le parole impronunciabili, dietro le cose da non fare, sotto quei vestiti troppo lunghi, dentro i bar, nelle stazioni, nelle strade, tra la gente.

. . . . .
Dalla sua finestra socchiusa la Principessa guardava i palazzi diventare sempre più arancioni e poi rossi accarezzati da quel magnifico sole. Le campane della chiesa vicina ogni ora si scontravano con quel disco che girava nella stanza. Guardava quel sole che rendeva i cornicioni, quelle terrazze, quei palazzoni delle bombe, quella piazzetta innocua. Quel sole che addolciva e teneva ancora basse le euforie generali. Le signore a prendere il thè e le vecchiacce che la sanno lunga a far prendere aria alle dentiere ingiallite. E la Principessa se ne stava così...
. . . . .

mercoledì 23 settembre 2009

Ho buttato giù i brutti pensieri camminando. Senza una meta nella testa. Perdendomi tra la Roma di via Del Corso, di via Dei Condotti. Camminando ad occhi bassi davanti le vetrine da ricchi. Tra la folla di cinesi incuriositi. E inglesi sorridenti come se la felicità stesse tutta in un piatto di pasta. Mi sono persa tra piccole e deserte traverse del centro. Ho trovato consolazione in quegli stucchi venuti giù. In quei nomi curiosi. Tra palazzi vecchi stanchi e belli. Arrampicandomi su, dove Piazza del Popolo era piccola.

22.09.2009

Sto collezionando una sconfitta dopo l'altra. Ho voglia di perdermi. Di dimenticarmi. Non voglio più guardarmi. Vorrei liquefarmi. Scivolare fluida sull'asfalto. Leccare la terra. Farmi passare sopra. Non mi sopporto più. Non sopporto più il mio malessere perenne. Non ho più la forza di reggere le croci che mi si sono incarnate sulla schiena. Quando il problema di te stesso sei tu...E domattina butterò giù tutto questo muco di dolore. Come sempre. Lo lascerò cadere là. Là dove accumulo tutta la mia rabbia. Le mie debolezze. Là dove un giorno tutto risalirà soffocandomi. Mi sento stagnare dentro.

2009-09-20

Fuggo. E poi... fuggo. E' l'unica cosa che mi riesce bene. Fulvia mi chiede il perchè dei miei comportamenti. O dei miei -non comportamenti-, forse è meglio. Ed io con una gran faccia di cazzo e pure col sorriso sulle labbra le rispondo -non lo so-.
Quando tutto va a puttane io mi chiudo in una bottiglia e mi siedo su una nuvola di fumo.
Niente va come vorrei che andasse. Ieri sera con gli occhi appannati guardavo l'intervista a uno in tv. E questo diceva che per essere felici ci vuole poco. Bisogna svegliarsi e ripetersi di essere felici. E poi consigliava delle grandi e sane mas-turb-azioni.
Vorrei davvero che il problema stesse tutto lì.
Il lavoro mi sta aiutando a capire quali sono i miei punti deboli. Non che non sapessi già quali fossero. Li sta solo mettendo maggiormente in risalto. Una ferita aperta esposta alle intemperie.
Devo curare la mia insicurezza.

venerdì 11 settembre 2009

"con tanti sogni da colorare / castelli di sabbia da costruire"

E' tutto così porcaputtana difficile.

giovedì 10 settembre 2009

09-09-09

Ho finito tardi di lavorare e seppur esausta avrei dovuto precipitarmi a casa a studiare. Invece avevo solo voglia di campari&gin. E così sono andata da Vito e ne ho preso uno. Ho conosciuto un signore e ho passato una piacevole mezz'ora. Abbiamo parlato di sua figlia, di infezioni canine, di studio, di precariato e di come ha visto cambiare San Lorenzo in questi anni. Mi descriveva com'era quand'era piccolo, cosa c'era al posto di quello, cosa c'era al posto di quell'altro. Il signore vende il pesce al mercato sotto casa la mattina e mi ha promesso ottimo pesce ad un ottimo prezzo. Ho bevuto un altro campari mentre al telefono cazzeggiavo con Veronica. E quando mi sono alzata ero (incredibilmente) già brilla. C'è anche da dire che Vito non si regola mai col gin. Avrei voluto restare in piazzetta tutta la sera. Avevo proprio voglia di perdermi un pò ma... la fame, la pipì e i capelli sporchi hanno avuto la meglio. Sono passata dal "Sultano" a prendere un kebab al volo, e anche là ho pArlato un pò con il simpatico tipo delle stupide leggi italiane. Sono tornata a casa e mi sono abbandonata alla mia pipì camparosa e al gustoso kebab.
Squilla il telefono. Mio zio. L'ansia sale. E infatti. Era la telefonata che sapevo prima o poi sarebbe arrivata.
A novembre scade il mio contratto. E zio è stato così -gentile- da ricordarmi che ora devo prendere una decisione. O lasciare. O accettare di continuare visto che può tranquillamente farmi rinnovare il contratto per un altro paio di mesi e poi farmi assumere definitivamente. Inutile sottolineare per quale scelta mio zio protende. Mentre mi ricordava (basta!!!!!!!!!!) della difficoltà di trovare un lavoro, dell'inutilità della mia laurea ecc ecc ecc ecc.... già sentivo i singhiozzi salire. Ho cercato di prendere tempo. Di dire che ne avremmo parlato ma... è stato chiarissimo: ho pochi giorni per decidere.
Tutto quello che è successo dopo la telefonata non so nemmeno come raccontarlo. Ho cominciato a piangere come una bambina. Ero sola a casa e non sapevo che fare. Non sapevo cosa pensare. A chi chiedere un consiglio. A chiunque avessi chiesto comunque sarebbe stato di parte. E io invece ho bisogno di una risposta giusta, obiettiva. Perchè non so dove sbattere la testa. Ho provato a telefonare mamma ma, come immaginavo, è finito tutto in urla e in calci al muro e a tutto quello che trovavo davanti.
Sono ad un bivio. E devo decidere. Lucidamente. Mi stanno chiedendo di scegliere ORA il mio futuro. Posso tranquillamente lasciare e sopportarmi per il resto dei miei giorni la delusione di mio zio, di mia madre che avrebbe sicuramente dormito notti tranquille all'idea di un futuro brillante e stabile. E magari mangiarmi le mani fra quattro anni quando sarò una precaria.
O posso continuare e dire addio all'università. Dare un esame quando ci riesco. Avere uno stipendio e pochissimo tempo per me e per tutto quello che ci sarebbe da fare a 21 anni.


IO NON SO CHE FARE.


*** è bandita la parola -sacrificio- grazie.

mercoledì 9 settembre 2009

Il sonno della ragione genera mostri

Da quando più o meno ho imparato a ragionare (parolone questo, ma comunque...) con la mia testa, non ho mai permesso a nessuno di scegliere per me. E' iniziato tutto da quel "In Utero", ricordo ancora il giorno in cui me lo prestarono. Era primavera ed ero appena uscita da scuola. Facevo la terza media. Poi nel mio bunker (come chiama mia madre la mia camera) ho cominciato a leggere di uomini che percorrevano strade in autostop, che predicavano la libertà in ogni sua forma e senza volerlo offrivano alla mia testa, alla mia bocca ancora vergini una terza via. La via per scrollarmi di dosso gli sguardi indiscreti, le parole tutte uguali noiose , le tristezze, i pensieri. Non so se sia stata tutta colpa di Henry Miller ma sicuramente ha fatto la sua parte. E per anni tra le sue parole forti, tra quei caratteri che dalle pagine si alzavano per sputarmi in faccia ho trovato sempre il conforto e insieme la giustificazione ai miei gesti ugualmente forti.
Kurt Cobain e Henry Miller sono quelli che più di ogni altro sono riusciti ad entrare nel mio buco nero, a insinuarsici in quello spazio ancora molle e giovane.
Ora ho ventun anni e Kurt Cobain non lo ascolto più. Ed Henry Miller è ancora il mio più valido punto di riferimento letterario. E basta, credo.
Tutta questa pappa di ricordi e considerazioni per dire che io della vita non ho capito un cazzo. Ho fatto l'autostop su strade che non percorreva nessuno. Solo abbagli. Visioni. Oasi che scorgevo solo perchè troppo assetata. E quando poi l'unico cristo che si ferma un giorno, mi dice che sto dormendo davanti la sua porta e che il posto dove voglio andare non esiste...
Ho fallito su tutti i fronti. Provo una grande delusione mista a tenerezza. Mi sono ostinata a seguire stelle sbagliate, quando bastava seguirne solo una. Paradisi artificiali che non servono a un cazzo. Perchè quando la vita, quella vera, reale, fatta di botta e risposta viene a cercarti, bè a lei delle tue fottute pippe mentali e di quella volta che hai vomitato là, e quell'altra volta che hai collassato qua e di quando hai pisciato nell'ascensore, di quando hai scopato fino a morire, di bambini nati morti, di schianti, vene che bruciano, polveri che scendono amare non gliene fotte proprio un cazzo!
Il dolore non è una giustificazione.
La cosa per la quale sto più male è che nel mio tortuoso e totalmente vano cammino ho perso le cose più belle che avevo: la mia curiosità, la mia immaginazione, la mia intelligenza.
E' già da un pò che stavo prendendo coscienza di tutto ciò.
Sono morta ma non ricordo dove e quando
E solo Fulvia se n'è accorta.

martedì 1 settembre 2009

Acque tranquille in Finmeccanica. Sembra. Oggi sono riuscita a essere dolce ed educata con tutti, credo. Un pò come andare al primo giorno dei corsi e poi mandare tutto a fanculo. C'est la vie. Une vie de merd. A casa non mi sento ancora a casa. Siamo essenzialmente io & Luca, e qualche sconosciuto ogni tanto. Eppure con Luca non sono riuscita ad intrattenere un dialogo che superasse i sei minuti appena o anche meno. E non capisco se sbaglio io in qualcosa o semplicemente c'è poco interesse dall'altra parte. Mi manca quell'arietta dei Ramni. Gente come Matthew, Stefania, Marco, Tiziana o il grande Peppe Prog! Intanto ho ripreso a fumare le mie sigarette sfiziose. E nel frattempo lascio pure svuotare la pancia. Se mi tatuassi Peroni sull'ombelico?
Frase del giorno "RIEMPIAMO I BUCHI" detta da nientepopodimenoche Nicola. Chi conosce Nicola avrà capito il paradosso. E vabbè. Muoriamo. Muoriamo vomitando sogni.

lunedì 31 agosto 2009

giorno XIII

Piove. Un meraviglioso temporale estivo. Lucano.

Mi guardo intorno. Sono in camera mia. Della MIA camera è rimasto ben poco in realtà. Le pareti rosse, i libri e i Dylan Dog, la chitarra e una manciata di cd. I miei armadi accuratamente tappezzati di facce rock, in bianco e nero, Neil Young e Patti Smith tutte violentemente coperte da mia madre che in quelle immagini vede l'origine del male. Del mio male.
Tutto procede bene, stranamente. Non mancano le sfuriate sul mio alito malvagio ma il tutto è sopportabile. Senza Giancarlo anche il deserto potrebbe esserlo, ora.

partenza

Nemmeno ti arriva l'odore e già... Cominci a sentire i sensi di colpa prendersi gioco del tuo stomaco facendoti sentire quella stretta. E' come se quel treno in corsa pian piano si stesse fermando. Ciuf ciuf la corsa è finita. Ad attenderti qualcuno che si aspetta di ascoltare storie meravigliose dal tuo viaggio. Ma. Tu. Non. Puoi. Parlare.

Ogni anno da due anni a date più o meno fisse devo scendere dal mio treno...

2009-07-12
Il silenzio che rivendico è lo stesso che mi uccide.
Il silenzio della mia testa.
Stazioni radio che non prendono
e mi riempiono di suoni rauchi.
Gente sconosciuta si aggira per casa.
Qualche libro aperto.
Il silenzio della mia testa.
pedalare su una bicicletta blu mangiando un gelato vorrei.

martedì 4 agosto 2009

The New Nest

La mia rassegna stampa quotidiana sembra vada meglio. E forse era quello che ci voleva per far respirare un pò la mia testa che si interroga sempre sulle stesse cose, più o meno. E mi aiuta anche ad odiare meno questo lavoro. E a farmi maneggiare giochi che amo.
Stasera lascio definitivamente via dei Ramni. E' rimasta poca roba e stasera dovrei concludere il trasloco. Ho deciso di tornare a casa il 12. Solo perchè devo, però. E' brutto forse. Quest'anno non sento nemmeno la mancanza delle colline, del vento, dell'odore di terra bagnata, di poco rumore. Roma non l'ho mai amata così tanto. Anzi, non avrei mai creduto di poterla amare. Ho i miei strani puntini sul viso. Mi escono ogni volta che ci vado giù parecchio con l'alcool. Testato. E' il fegato che mi ricorda tossendo che per ora è ancora vivo. Dal punto di vista fisico sto abbastanza rotta. Sto quasi pensando di farmi un super esame completo. E non è da me. Mi sento davvero una cacca spiaccicata però. Devo fumare di meno. Mangiare meglio. Farmi una ceretta decente. Tagliare, anzi, dare una forma ai miei capelli. Studiare. E prendere un paio di sagge decisioni. BERMI MENO SOLDI.

lunedì 3 agosto 2009

Ho mangiato due tramezzini. Schifosi. In ufficio. Fulvia è partita per le vacanze, il contratto di Maria Rita è ufficialmente scaduto. Da sola quindi tra perfide donnette griffate. E senza Maria Rita a me tocca la rassegna stampa specializzata. CHE TRA PARENTESI NESSUNO HA AVUTO CURA DI SPIEGARMI COME CAZZO SI FA. E infatti oggi è stato un totale disastro. Leggere INTERAMENTE il Sole 24 Ore è una rottura di cazzo allucinante. E capirci magari qualcosa, un miraggio.

sabato 1 agosto 2009

Devo trovare qualcuno che mi leghi. Qualcosa che mi fermi. Che mi faccia sedere e dire quattro o cinque parole sensate. Parlare. Che mi faccia arieggiare la testa. Che mesta non pensa piu'. Mi sento come in un soffio. Deciso. E continuo. Come in un volo. Libero. Ma che ineluttabilmente poi, mi butta giu'. Devo crescere cazzo. E bene.

estate radio-attiva

COLLASSO DALLE FORTI EMOZIONI.ILLUSIONI.COGLIONI.PASSIONI.AQUILONI.PERONI.

martedì 28 luglio 2009

E anche oggi a fatica tengo gli occhi aperti. Lo stomaco mi urla vendetta. I miei capelli sono spettinatissimi e anche un po' sporchi. Proprio oggi che sono tutti superprofumatissimietiratissimi per la riunione plenaria e strafigo aperitivo a seguire utile per osservarsi a vicenda e sparlare dell'abito delle colleghe. Stanotte/stamattina verso le cinque mi sono svegliata di colpo e ho pianto. Cosi' di colpo. Stranissima sensazione.

lunedì 27 luglio 2009

Nessuno e' nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo.

domenica 26 luglio 2009

Giorni strani. Belli ma strani. Sempre ubriaca e felice. Con Matthew. Con Gabriele. Il pensiero fisso della nuova casa. Il peso di telefonate pesanti e noiose con mia madre. Poche ore di sonno, poco cibo. Troppo alcool. Troppo. Tanti Rolling Stones.

E' da ormai tre settimane che ho deciso che devo vivere cosi'. Non voglio domande. Perche' non mi va di pensare alle risposte. Non voglio innamorarmi di Gabriele. E allora stringo i denti. E la mattina quando lo guardo dormire me lo ripeto.

Ho paura di farmi del male.

Non voglio scendere a casa. Sindrome pre-partenza. Vorrei rimanere qui. Tutta l'estate. A sciogliermi dal caldo. A grondare di sudore acido. A stare in silenzio. Sto su un binario tutto mio. E corro veloce. Ci ho messo un sacco di mesi per poter ristare cosi' bene. A fottermene di tutto. Ho ripreso in mano la mia vita. Corro corro corro. Dove voglio. Giancarlo e' totalmente fuori. I mostri nell'armadio sono cenere. Ho bruciato l'armadio. Voglio continuare a svegliarmi con l'alito pesante, con vestiti sparsi a terra. Con qualcuno vicino.

Mi sono presa un'altra mezza settimana sabbatica a lavoro a causa delle placche. Cazzate. Non stavo poi cosi' male ma...

Domani e' lunedi'. Cazzo.