lunedì 21 dicembre 2009

da Bestie di Federigo Tozzi

[...] Io ho sempre avuto poco tempo di voler bene a qualcuno. Quell’estate era così calda che né meno in cielo c’era posto per lei. Pareva che il sole si levasse sempre più grande, ed era impossibile farsi un’idea di quando sarebbe tramontato. Siepi polverose, cipressi che parevano per seccarsi, alberi morti, saggine e granturcheti diventati bianchi, fili di ragno così lucenti che parevano di metallo che tagliasse le mani, usci screpolati, botti sfasciate, la terra così dura che non la lavorava più nessuno, i letti dei torrenti senza libellule e con l’erba appassita, salci che non crescevano più, gelsi con la foglia piccola, vomeri lucenti, sassi che scottavano, nuvole rosse come fiamme, stelle cadenti!
Una cicala, sopra il nocchio d’un olivo, canta:la vedo. Mi ci avvicino in punta di piedi, stando in equilibrio dall’una zolla all’altra. La stringo. Le stacco la testa [...].

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