Sono solo le 20:54.
Questo vuol dire che la mia serata è riuscita.
La musica non aiuta la respirazione.
Dei miei neuroni.
Non avrei voluto generare tutti questi attriti-fosse-buche di silenzio. E mi ritrovo a parlare con gente irreale al telefono.
Mamme che vogliono chiudersi in conventi e zie che ancora si lasciano ingannare da uomini sdentati stanchi.
Sono stufa.
Di un po’ tutto.
Credo sempre di essere la colpevole di tutto.
Ma perché?
E suono questi tasti.
A caso.
Pacifico mi chiama. Beviamo una birra. Gli parlo di Roberto. Mi dice di lasciarlo stare. Sale su. “Purtroppo devo andare”.
“Dammi un bacetto, grazie!
Vado a prendere un kebab. Osservo un tipo pieno di buste mentre fumo la mia ventiduesima sigaretta. Mangio il kebab. Ho ancora tre birre. E un cd dei Massive Attack. I miei pensieri vanno un po’ dove cazzo vogliono.
La musica non aiuta la respirazione.
Dei miei neuroni.
Questo vuol dire che la mia serata è riuscita.
La musica non aiuta la respirazione.
Dei miei neuroni.
Non avrei voluto generare tutti questi attriti-fosse-buche di silenzio. E mi ritrovo a parlare con gente irreale al telefono.
Mamme che vogliono chiudersi in conventi e zie che ancora si lasciano ingannare da uomini sdentati stanchi.
Sono stufa.
Di un po’ tutto.
Credo sempre di essere la colpevole di tutto.
Ma perché?
E suono questi tasti.
A caso.
Pacifico mi chiama. Beviamo una birra. Gli parlo di Roberto. Mi dice di lasciarlo stare. Sale su. “Purtroppo devo andare”.
“Dammi un bacetto, grazie!
Vado a prendere un kebab. Osservo un tipo pieno di buste mentre fumo la mia ventiduesima sigaretta. Mangio il kebab. Ho ancora tre birre. E un cd dei Massive Attack. I miei pensieri vanno un po’ dove cazzo vogliono.
La musica non aiuta la respirazione.
Dei miei neuroni.
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