venerdì 5 marzo 2010

Seratina

Una manciata di panni buttati sulla sedia. Un letto scomposto e accogliente. E niente di meglio da fare. O da riuscire a fare, non lo so.
L’altro giorno su Nova ci stava a capo di un articolo una citazione. Lì per lì l’ho letta. Ho chiuso un po’ gli occhi. Per pensarci un attimo. L’ho riletta e… mi sono detta naaaaaa! La citazione in questione era del CEO di Google (ora come ora non mi viene il nome) e diceva che se c’è qualcosa, una nostra azione o qualcosa del genere che non riusciamo a dire agli altri è perché forse quella cosa non dovevamo farla. La cosa innanzitutto che mi ha stupita è che l’avesse detta lui. Non mi immagino il Signor Google che si fa discorsi troppo cerebrali nella testa. Ma comunque… Questo per dire, però, che oggi ad esempio vorrei raccontare tante di quelle cose ma non posso farlo. Quando scrivo è come se sancissi definitivamente un accordo. Se scrivo faccio chiarezza. Definisco e do una precisa forma a delle persone, a dei posti e a tutto il resto. E non sempre mi va. E’ decisamente meglio non prendere tutto troppo sul serio. E poi, forse, anche perché certe cose come diceva il tizio non andrebbero fatte. Ma qui ci impelaghiamo in discorsi troppo grandi, di cosa sia giusto e cosa sbagliato e tutto quel delirio che ne viene appresso. E non mi pare il caso.

“Seratina” è un racconto di Niccolò Ammaniti e Luisa Brancaccio. Pagina 5 di “Gioventù Cannibale”. Siamo agli esordi. E questo è davvero uno strano racconto. Non ricordo esattamente tutti i dettagli. Sostanzialmente però la storia mi è chiara. Mi colpì molto.
Se vuoi fare “seratina” chiamami ho scritto ieri sera a Paul. Alle 4 e mezza del mattino mi sono resa conto del perfetto nesso con Ammaniti.

Ho passato una bella serata con Drugo. La nostra bellezza stranezza è che siamo maledettamente sfortunati entrambi. Sfortunati nel senso di scarognati. Quando proprio c’hai na nuvola bastarda sulla testa che non se ne va e non ti molla. E viviamo gli stessi drammi solo che in diverse varianti. Ultimamente pare che ce la passiamo bene. E ieri sera sono riuscita a renderlo felice. Lo so. E ho ascoltato la sua ennesima storia di merda. L’ho ascoltata e l’ho fatta mia. In due è sempre più facile portare grandi pesi.

Anche oggi mi sono svegliata e ho trovato tre fogli scritti di rosso incomprensibili e senza alcun senso. Anche stamattina sono andata a dormire con il cuore bollente ma con quella maledetta consapevolezza che questo mondo non ha senso. Tutto ha una fine. Si ok… pensa che palle vivere novemilaanni ma… Stamattina mi sono guardata attorno e c’era solo un grande caos. Bicchieri vuoti, i portacenere stracolmi eccetera eccetera. Fino a due ore prima mi sembrava di essere la padrona del mondo. Mi sembrava di avere in tasca tutto quello che mi serviva. E alla fine ti ritrovi solo con dei residui, i relitti, la scolatura, la posa… Ha senso?

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